Cooperativa La Fiorita

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Fagiolo Gialet

Fagiolo Gialet

A partire dal 1530, si diffusero in Italia i fagioli. La cosiddetta “carne dei poveri” si affermò dappertutto, in particolar modo nelle difficili zone montane. Per questo, il fagiolo Gialet noto anche come “fagiolo solferino” o “fasol biso”, non fa eccezione, anche se la sua presenza documentata risale agli inizi del '900. E' coltivato nella Val Belluna, principalmente nei comuni tra Seren del Grappa (BL) e Ponte nelle Alpi, sia a destra che a sinistra del fiume Piave.

Il fagiolo Gialet è un fagiolo estremamente particolare, di forma tondeggiante, dal colore giallo intenso, con note verdoline, che spariscono quasi completamente dopo le fasi di ammollo (12h) e di cottura (40 minuti). Nei tempi passati, il Gialet veniva coltivato esclusivamente per il “padrone” e per i ceti borghesi, che lo consumavano direttamente o lo rivendevano al Vaticano, che ne faceva incetta.

Era ed è un prodotto molto ricercato, la sua buccia è estremamente sottile e dopo la cottura si assottiglia ancora di più, rendendo questo fagiolo estremamente digeribile, con un gusto molto delicato. Si presta molto bene nelle zuppe con l'orzo, in insalata con un filo d'olio o semplicemente da solo trasformato in crema.

Il Gialet è una varietà a rischio di erosione genetica, perchè coltivato da pochi agricoltori della Val Belluna. E' stato quindi inserito nella “Rete Regionale della Biodiversità” da parte dell' Istituto Agrario di Feltre. Inoltre, Slow Food lo ha reso un presidio, ed è presente nella Carta Qualità del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.

La coltivazione di questo tipo di fagiolo è a rischio anche perché la sua produzione è molto bassa: circa 2,2 t/ha contro, per esempio, le 4 t/ha del Fagiolo di Lamon.